Catarina

C’era una volta,

un vedovo che aveva una figlia; la figlia aveva per madrina una strega, che un giorno le disse: “Convinci tuo padre a sposarmi, e tu sarai felice.”

E così accadde: il padre di Catarina sposò la madrina.

Dal momento che la matrigna non aveva figli, ella amò sempre tanto la figliastra, finché finalmente la matrigna e suo padre ebbero due figli, e così, la matrigna relegò la fanciulla a guardia di una capra e le diede da filare una libbra e mezzo di canapa.

E Catarina, mentre era nel bosco a piangere tutto il tempo, fu avvicinata dalla capra, che le disse: “Che cos’hai, da pianger tanto?”

E la fanciulla rispose: “Mia madre mi ha ordinato di filare tutta questa canapa, ma io non so proprio come si fa.”

E la capra le disse: “Portami sull’erba spessa, e mettimi la canapa sulla testa, e vedrai che sarà tutta filata in men che non si dica.”

Quando la figlia tornò a casa, la matrigna le chiese: “Hai finito di filare la canapa?”

Ed ella: “Sì, l’ho filata tutta.”

Allora, il mattino del giorno dopo, la matrigna la mandò nuovamente nel bosco, e le diede da filare un nuovo carico di canapa; la sera tornava a casa a cose fatte, ma la matrigna, mentre stavano a cena, disse al marito di uccidere la capra.

Allora Catarina scoppiò in lacrime e corse nella stalla, e la capra le chiese: “Che cos’hai, da pianger tanto?”

E Catarina: “I miei vogliono ucciderti.”

Allora la capra disse: “Quando sarò morta, tu non dovrai mangiare le mie carni, e rimetterai insieme le mie ossa: le riporrai in un cesto, e quando vorrai qualcosa, non dovrai far altro che esprimere un desiderio davanti al cesto, e sarai accontentata.”

E così, la capra fu uccisa.

Il padre di Catarina, che era un marinaio e spesso faceva lunghi viaggi, un giorno chiese alla figlia: “Cosa vuoi che ti porti?”

E la figlia rispose: “Non voglio niente, soltanto, che portiate i miei saluti a mia zia.”

Così, quando il marinaio arrivò a Genova, andò dalla zia di Catarina a recapitarle il messaggio.

La zia diede al padre una noce da portare a Catarina, e quand’egli fu a casa, chiamò la fanciulla e le disse: “La zia ti manda questa noce.”

Caterina prese la noce e se la portò nella sua stanzetta, l’aprì, e vide che dentro c’era un bellissimo abito di seta.

La domenica, la matrigna vestì per bene le sue due figlie, poi chiese a Catarina: “Tu non vieni a messa?” ed ella rispose di no, ma, poi, andò nella sua stanza e indossò il suo bell’abito nuovo; poi andò presso l’ossario della capra, e disse: “Ossa, belle ossa, fatemi diventare la più bella fanciulla del mondo.”

Così dicendo, fu trasformata in una stupenda dama.

Poi si recò in chiesa, e lì c’era anche il figlio del re, il quale, si accorse subito di lei, poi ella andò a sedersi accanto alle sue sorelle, ma poi il fazzoletto le cadde a terra. Sua sorella si abbassò per raccoglierlo, e Catarina le disse di conservarlo.

A messa finita, tornò a casa, si tolse il vestito e tornò all’ossario e disse: “Ossa, belle ossa, fatemi ritornare come prima.”

La domenica seguente, Catarina andò nuovamente a messa, ma il principe mise delle guardie davanti alla porta per poterla fermare.

Ma Caterina prese una manciata di crusca e gliela gettò in faccia, e i soldati non poterono seguirla, perché gli prudevano gli occhi.

Catarina, di nuovo, tornò a casa e si svestì.

Ma poco tempo dopo suo padre dovette partire per un altro viaggio, e tornò a chiederle che cosa desiderasse, ed ella rispose: “Non voglio niente, eccetto, che portiate i miei saluti alla zia.”

Allora, il padre, quando fu a destinazione, disse alla zia: “Catarina vi manda i suoi saluti.”

E la zia le mandò in dono una mandorla, che il padre consegnò alla figlia al suo ritorno.

Ella aprì la mandorla, e dentro c’era un paio di magnifiche pantofoline d’oro.

La domenica dopo, indossò l’abito di seta e le pantofole d’oro, e andò in chiesa.

Appena fu entrata, il figlio del re fece piazzare i suoi soldati a guardia del portone, per non lasciare scappare via la fanciulla.

Ma ella si era messa in tasca delle monetine, e quando i soldati vollero inseguirla, ella gliene lanciò una manciata in faccia, e fuggì via, e nella fuga perse una pantofola d’oro, che fu consegnata al principe, il quale disse: “Prenderò in moglie la fanciulla alla quale la pantofola calzerà perfettamente.”

E si recò personalmente in tutte le contrade del regno, facendo calzare la pantofola ad ogni ragazza, ma la pantofola era sempre troppo grande o troppo piccola.

Quando il principe arrivò alla dimora di Catarina, domandò alla matrigna: “Signora, voi avete delle figlie?”

E quella rispose: “Sì, ne ho due.”

Ma la pantofola non andò bene a nessuna di loro.

Allora il figlio del re domandò: “Non avete altre figlie?” E la matrigna: “Si, ne avrei un’altra, ma è sempre così sporca, che non oso presentarvela.”

Ma il figlio del re insistette: “Fatela venire, poiché la sposerò, se la pantofola le calzasse bene.”

Caterina era nella sua camera mentre si dava una sistemata.

Allora la matrigna gridò: “Catarina, scendi giù, che sei desiderata.”

“Scendo subito”, rispose.

E si presentò con una pantofola a un piede, mentre l’altro era rimasto nudo.

Così, quando il figlio del re la vide così, la riconobbe subito e disse: “E’ lei, è lei, la fanciulla che perse la pantofola!”

Allora, il principe prese Catarina in moglie, e diede un gran ricevimento di nozze, e io stavo sotto al tavolo a raccogliere gli ossi.

E così è finita.

- Fiaberella
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