La fiaba di Luminilla e del tiranno Brumosio

C’era una volta,
nel soleggiato regno di Sfrittellandia, una magica principessa di nome Luminilla.

Appena nata, i genitori si resero subito conto che aveva un particolare potere: i suoi pianti e i suoi gridolini non erano come quelli degli altri bambini, ma erano soavi quasi come se cantasse e quel canto produceva una luce che illuminava non solo lei ma anche tutto ciò che la circondasse.

Per paura che qualcuno potesse approfittare di questo suo potere, i genitori di Luminilla, decisero di non dire nulla a nessuno e ogni volta le chiedevano di cantare sempre e solo in camera sua e di non farsi sentire da nessuno.

Luminilla cresceva in grazia e bellezza e per il suo venticinquesimo compleanno i suoi genitori decisero di dare una grande festa per celebrare il ricordo della sua nascita, ma anche la sua vicina incoronazione a Regina di Sfrittellandia.

Tutti gli abitanti del regno si diedero da fare per preparare una grandissima festa per Luminilla, che era molto amata dal popolo perché era sempre pronta ad aiutare gli altri e ad ascoltare i loro problemi.

Il palazzo venne addobbato con mille luci colorate e, la sala dove si sarebbe tenuta la festa era piena di festoni e palloncini; c’era anche un lungo tavolo pieno di ogni prelibatezza e al centro della sala una torta al cioccolato alta otto piani.

C’erano tantissime persone alla festa, anche gli abitanti dei regni vicini: il Re Panciotto che si faceva largo tra la folla grazie al suo pancione; la Regina Vanitilla che si specchiava continuamente; il Principe Risarello, la cui risata si sentiva in tutto il regno, il Conte Oretto che fissava sempre il suo orologio.

Ad un certo punto tutto il brusio della sala venne fatto tacere dal suono di tre trombe che annunciavano l’arrivo di Luminilla che si trovava in cima alle scale.

Appena la videro, tutti i presenti rimasero a bocca aperta: Luminilla era diventata davvero una bellissima ragazza; aveva dei lunghissimi capelli castano chiaro, due occhi grandi e verdi come il prato, un abito lungo tutto tempestato di brillanti e delle scarpine fatte di fiorellini.

Giunta in sala, tutti le si avvicinarono per farle gli auguri e darle il proprio regalo, alla fine fu la volta dei genitori che le regalarono un antico libro di famiglia dove ogni Re che si era succeduto alla guida del regno aveva lasciato un suo messaggio per il proprio successore, che potesse aiutarlo a regnare bene.

Luminilla fu commossa dal bellissimo gesto e ringraziò di cuore i suoi genitori: “Miei carissimi mamma e papà, tra poco toccherà a me prendere le redini del regno. Non nascondo la mia grande paura nel non essere all’altezza di questo ruolo, ma so per certo che nulla potrà andare storto se terrò sempre a mente i vostri insegnamenti e se seguirò il vostro esempio. Custodirò gelosamente questo libro e farò tesoro dei consigli che troverò scritti al suo interno, e a voi miei cari cittadini vi chiedo di aiutarmi in questo difficile compito, di sostenermi sempre, di sgridarmi se ci sarà bisogno e di perdonarmi se commetterò qualche errore. Io sarò sempre qui, per ognuno di voi e le porte del palazzo non resteranno chiuse per chiunque avesse bisogno d’aiuto”.

Tutti i presenti scoppiarono in acclamazioni verso la nuova regina: “Evviva Luminilla, evviva il re e la Regina, lunga vita alla nuova Regina”.

Ma, mentre tutti ridevano, festeggiavano e mangiavano allegramente c’era una persona che era rimasta in fondo alla sala ad ascoltare in silenzio il discorso, e che al vedere tutte queste dimostrazioni di felicità e di bene scoppiò in una risata malefica: “Hihihihihiihihi, povera tonna! Nessuno avrà mai rispetto per te se tu non incuterai terrore nei loro cuori, nessuno ti prenderà mai sul serio! Non sei una Regina degna di questo regno; queste personcine devono capire chi comanda e che è l’essere malvagi che conta nella vita! Hihihihihihi!”

Tutti si voltarono di scatto e videro un uomo molto alto, dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio che li guardava con disprezzo e che se ne stava nel suo angolino a sghignazzare di loro.

“Come puoi dire una cosa del genere? Il male chiama solo altro male e se facciam la guerra tra di noi, nessuno potrà andar avanti in questa vita!” disse con fermezza Luminilla.

“Sei solo un fantoccio di principessa, io, il Tiranno Brumosio sono il solo che sa davvero come si governa un regno e te lo dimostrerò”.

E detto questo alzò gli occhi al cielo e disse: “Nella luce sapete dove mettere i piedi, ma è il buio che adesso vi aspetterà e che getterà ombra sulla vostra felicità” e detta questa formula magica le luci in sala iniziarono a lampeggiare incessantemente e ad un tratto si spensero.

Subito corsero tutti fuori e si accorsero che il sole si stava oscurando e così pian piano divenne buio intorno a loro.

“Cosa hai fatto al mio regno? Come ti sei permesso? Ridacci immediatamente la luce”, gli urlò Luminilla.

“Hihihihihihihi, non avrete mai più la luce, ora il buio sarà il vostro nuovo amico e non provate a rompere il mio incantesimo è troppo potente, solo una mia lacrima potrà spezzarlo! Hihihihihihihihi”, disse sghignazzando Brumosio.

E così dicendo, mentre gli abitanti cercarono di acciuffarlo, ma Brumosio svanì avvolto dal suo mantello e tutti rimasero lì al buio senza sapere cosa fare.

“E adesso cosa faremo? Io non so neanche come tornare a casa, come abbiamo potuto permettere che accadesse questo? E adesso che faremo?  È  tutta colpa tua non potevi fermarlo? Io?! Perché tu hai fatto qualcosa?”, ripetevano tra loro gli abitanti iniziando a mostrare già segni di malessere.

Il Re senza pensarci su, si avvicinò a Luminilla e le disse: “Figliola mia è arrivato il momento di mettere a servizio degli altri il tuo potere, so che sto correndo dei rischi con questo mio gesto ma non possiamo lasciare tutte queste persone al buio, è arrivato per te il momento di cantare”.

Detto ciò Luminilla si schiarì la voce ed iniziò ad intonare un canto: “Luce non aver paura, vieni fuori, vieni ad illuminare i nostri cuori e ad illuminare il nostro cammino”.

E così cantando, il velo che copriva il sole iniziò ad andarsene e i lampioni iniziarono ad illuminarsi; tutti rimasero a bocca aperta: Luminilla emanava lei stessa luce che andava ad illuminare tutto ciò che la circondava.

Subito gli abitanti esplosero in grida di gioia: “Grazie Principessa! Finalmente vediamo di nuovo! Siamo salvi! Abbiamo scampato il pericolo!”

Ma si accorsero che avevano esultato troppo presto: infatti l’effetto durò poco e subito ritornò l’oscurità; Luminilla intonò di nuovo il canto, ma l’effetto durava sempre troppo poco e tutti iniziarono a farsi prendere dallo sconforto.

Luminilla però non si perse d’animo e pensò che l’unica cosa da fare era affrontare quel tiranno.

Così, senza che nessuno se ne accorgesse, si allontanò e si avviò verso il palazzo dove viveva Brumosio.

Dopo circa tre ore di cammino arrivò davanti ad un castello che aveva una porta altissima, si avvicinò, provò a bussare e la porta si aprì da sola.

Luminilla fece un profondo respiro ed entrò, e la porta subito si chiuse dietro le sue spalle.

La stanza era buia e fredda e c’era solo una piccola candela vicino ad un trono di legno molto alto con lo schienale tutto rovinato dall’umidità e dal trono Luminilla udì una voce sinistra: “Sei venuta dunque a chiedere pietà e a dirmi di aver capito che solo il terrore e la paura generano rispetto nelle perone?” le domandò avvicinandosi Brumosio che sfoggiava il suo ghigno più cattivo.

“Io non devo implorare la pietà di nessuno e mi spiace, ma non cederò mai al male!  È  solo il bene che ci si dimostra a vicenda che ci aiuta ad affrontare le difficoltà della vita, nessuno è al di sopra di nessuno ma siamo tutti uguali ognuno con le proprie paure e preoccupazioni, ma se abbiamo la certezza di aver anche solo una persona sulla quale poter contare, e che è pronta a tenderci la mano, beh allora scopriremo di avere il più grande tesoro al mondo: l’amore!” disse ferma Luminilla.

“Sei solo una povera illusa! Nessuno è stato compassionevole con me! Ogni volta che ho chiesto un consiglio o un aiuto nessuno lo ha mai fatto, ero sempre e solo io a stare vicino agli altri, mai nessuno che si fosse mai chiesto se anche io avessi bisogno di aiuto, e allora capii che è il terrore a far si che gli altri ti stiano vicino, che gli altri ti rispettino e ti considerino potente!” le disse sempre più arrabbiato Brumosio.

“Ti sbagli Brumosio! Forse hai incontrato tante persone egoiste e superficiali, ma se cerchi bene vedrai che qualcuno disposto a starti accanto, ad ascoltarti e ad aiutarti lo troverai! E io son proprio venuta per questo motivo, son venuta a tenderti la mano e a farti capire che se riuscirai a fidarti di me ti mostrerò che non sono l’unica che ti sarà accanto ma che potrai incontrare tante persone disposte ad esserti amico.” Disse con dolcezza Luminilla

“Va’ via! È inutile che tenti di commuovermi con le tue parole! Per me non c’è nessuno!  È  questa la cruda verità e io resterò sempre qui nella penombra del mio castello” le disse Brumosio.

Fu allora che Luminilla pensò che l’unica cosa che potesse accendere il suo cuore era la sua voce e così intonò un canto melodioso: “Caro mio Brumosio, hai vissuto a lungo nell’oscurità e il tuo cuore non vede bene, lasciati illuminare dal suono del mio canto, lascia che la mia voce sciolga il tuo cuore, prendi la mia mano, tienila stretta e insieme andremo lontano, laddove ci porteranno i nostri cuori”.

Mentre ascoltava a bocca aperta quel canto armonioso, Brumosio vide che la sala pian piano diventava sempre più luminosa e sentì come una fitta e poi uno strano calore nel suo cuore e capì quanto era stato crudele, e a quanto male stava causando a delle persone innocenti solo perché aveva paura di non essere accolto, di non essere voluto bene, e invece davanti a lui c’era una bellissima ragazza che stava intonando un canto per lui e gli stava tendendo la sua mano per fargli capire che non è tutto buio, ma che una luce per lui può splendere ancora.

E mentre pensava e ascoltava il canto sentì qualcosa di caldo e bagnato rigare il suo volto: era una lacrima!

Appena la lacrima toccò terrà il buio sparì e il sole tornò a splendere nel cielo.

“Luminilla con le tue parole e la tua voce hai portato calore nel mio cuore. Ero cieco, vedevo solo buio accanto a me, ma grazie a te ora tutto è illuminato”, disse con la voce emozionata Brumosio.

“Caro Brumosio se non fosse stato per te nessuno di noi avrebbe mai capito l’importanza della luce nella propria vita e di portare luce a chiunque incontriamo, io ora ti chiedo di lasciare questo palazzo isolato e di venire nel mio regno, dove sono sicura che conoscendoti meglio, nessuno potrà non apprezzarti”, gli disse Luminilla.

E così i due si incamminarono verso il regno di Sfrittellandia, dove Brumosio fu accolto tra le proteste ma Luminilla zittì tutti dicendo: “Chi di voi non ha mai compiuto uno sbaglio? Eppure io non ho mai chiuso le porte del mio castello in faccia a nessuno, e anche voi tendete sempre la mano l’uno verso l’altro e ora che Brumosio ha capito i suoi errori ed è pronto a rimediare chi siamo noi per negargli una possibilità?”

Gli abitanti, capirono che ciò che stava dicendo loro Luminilla era vero: tutti hanno diritto ad una avere una possibilità.

Così accolsero, – anche se ancora titubanti – Brumosio con un grande applauso e facendogli una grande festa.

Col passare del tempo, Brumosio divenne la persona più amata di tutta Sfrittellandia grazie alla generosità e alla cordialità che dimostrava verso tutti; anzi decise di chiedere a Luminilla di sposarlo e lei acconsentì.

Il giorno delle loro nozze viene ancora ricordato come il giorno più luminoso di tutta la storia del regno di Sfrittellandia e i due passarono alla storia come i sovrani più altruisti che il regno ebbe mai: infatti anche loro scrissero, nel libro che i genitori di Luminilla le regalarono nel giorno del suo venticinquesimo compleanno, un messaggio per il loro successore che potesse aiutarlo a regnare: “Essere luce l’uno per l’altro”.

- Fiaberella
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