La fiaba di Ulderico il riccio

C’era una volta un riccio che si chiamava Ulderico.

Ulderico aveva una passione: collezionare foglie di caffè!

Ulderico viaggiò in tutto il mondo per raccogliere tante e tante specie diverse di foglie di caffè: alcune venivano dal Brasile, altre dalla Colombia, altre dal Cile, insomma tutti invidiavano la sua collezione di foglie di caffè.

Ulderico però era molto geloso della sua collezione di caffè, infatti la teneva ben nascosta dagli sguardi degli altri animali, chiusa in una cassaforte che si trovava sotto un sasso a forma di rosa.

Per via della sua gelosia e ossessione per la sua collezione, Ulderico non andava mai in letargo, infatti con le foglie meno pregiate si preparava delle potenti tisane a base di caffè che lo facevano rimanere sveglio tutto l’inverno.

Gli altri animali, gli dicevano sempre: “Ulderico se continui così ti ammalerai, noi siamo animali fatti per andare in letargo, la nostra salute ne risente se non dormiamo per tutto l’inverno”

“Andate via! Lasciatemi solo con le mie foglie! Lo dite solo perché volete scoprire dov’è la mia collezione e rubarmi tutte le foglie! Ma sono solo mie e nessuno saprà mai dove sono”; rispondeva sempre spinosamente Ulderico.

Arrivò puntuale l’inverno e Ulderico stava per bere la sua portentosa tisana quando alla porta sentì bussare nervosamente…TOOOCTOOOOCTOOOC!

“ Chi è?” chiese impaurito Ulderico.

“Presto, presto apri! Qui fuori si gela presto!”

“Va via! Non apro agli sconosciuti”

“Ma quale sconosciuto, io sono un tuo lontanissimo cugino, sono il leprotto Saltarotto”

“Cugino?! Ma io non ho cugini leprotti”; disse Ulderico.

“Ma come? I tuoi non ti hanno mai raccontato che un tuo bis bis bis nonno sposò mia nonna?”

“Spin, Spin (grattandosi le spine) effettivamente una volta mia mamma accennò qualcosa, ma io credevo stesse scherzando” disse Ulderico.

“Ma che scherzo e scherzo forza apri subito mi si sta congelando la coda”, disse Saltarello.

Così Ulderico aprì la porta e in un batter spina saltò dentro casa un leprotto dalle sopracciglia folte e imbronciate, con una tutina blu e rossa che subito corse vicino al camino.

“Brrr per tutte le carote! Mi stavi facendo gelare!” disse Saltarotto

“ Scusa, ma sono un po’ diffidente e poi sapendo che son tutti in letargo non sapevo chi potesse essere”, rispose Ulderico.

“Uhm… effettivamente….come mai tu non sei in letargo?”

“Devo badare al mio tesoro, altrimenti potrebbero rubarmelo…..Ospianccia!” esclamò Ulderico pensando di aver parlato troppo.

“Tesoro? Quale tesoro? Dai tra parenti possiamo parlare”; disse Saltarotto.

“Vedi, caro cugino, io adoro collezionare foglie di caffè, ne ho di tutti i tipi e provenienti da tutte le parti del mondo, e siccome tutti la vogliono vedere la tengo ben nascosta per paura che possano rubarmela, quindi non posso andare in letargo, perché qualcuno potrebbe approfittare del mio sonno per derubarmi”, disse Ulderico.

“Per tutte le carote, se non hai ragione! Non bisogna mai fidarsi di nessuno! Ma così facendo, lo sai che potrebbero caderti tutte le spine? Inoltre so che se non dormi, diventerai così debole che non riuscirai neanche a fare più un passo e quindi comunque gli altri animali potrebbero approfittarne e derubarti!”, disse Saltarotto.

“Ospinaccia! Non ci avevo pensato, come farò senza le mie preziose foglie?”; disse spaventato Ulderico.

“Non ti preoccupare veglierò io sulle tue foglie mentre tu dormi…del resto, se non ci sia aiuta fra parenti”, disse Saltarotto.

“Davvero, faresti questo per me? Perché?”; chiese Ulderico.

“Salt..Salt ma perché sei il mio unico parente, e poi ti debbo la vita, se non mi avessi aperto chissà che fine avrei fatto, però per poter vegliare sul tuo tesoro debbo sapere dove si trova altrimenti come farò a proteggerlo?”; disse Saltarotto.

“Oh ma è semplice, lo trovi nella cassaforte sotto il sasso a forma di rosa…allora posso dormire tranquillo?”, disse un po’ titubante Ulderico.

“Ma certo! Al tuo risveglio, io e le tue foglie saremo qui ad aspettarti! Dormi pure tranquillamente”.

Detto ciò Saltarotto accompagnò Ulderico allo spin-letto, gli rimboccò le coperte e attese vicino che si addormentasse….Spinzzzz….spinzzzz inziò a russare Ulderico.

“Hahahahahahahaha, povero credulone! Noi non siamo parenti e io volevo solo sapere dove fosse il tuo prezioso tesoro e adesso posso andarlo a prendere e prepararmi tanti e tanti caffè hahahahahahahaha”, disse sghignazzando, Saltarotto che andò al sasso a forma di rosa, aprì la cassaforte e…swishhh acciuffò il cestino dove all’interno c’erano le preziose foglie e saltellò velocemente via, lontano da tutti.

Arrivò la primavera, Ulderico si svegliò: “Spinissima che dormita! Non dormivo così da tanto tempo….ma dov’è Saltarotto?”

Ulderico cercò in tutta la casa ma di Saltarotto, non c’era traccia, subito un brivido di terrore gli attraversò la schiena: “Le mie foglie! Le mie foglie”, e ricciolosamente uscì fuori e arrivò alla sua cassaforte dove fece un’amara scoperta: era vuota!

Ulderico, si mise le mani sulle spine e disse: “Le mie foglie! Le mie amatissime foglie! Sono stato, uno spin-stupido” e piangeva spinamente.

Un passerotto che si trovava sull’albero, sentì piangere Ulderico e disse: “Cosa ti succede?”

“Mi hanno derubato tutte le mie foglie di caffè”; disse Ulderico.

“Io so chi è stato!, Sai, anche io non vado in letargo, e qualche tempo fa, vidi un leprotto aprire la cassaforte e prendere il cestino con le foglie di caffè”; disse il passerotto.

“Malespina! Mi ha ingannato! Non mi fiderò mai più di nessuno, grazie passerotto per l’informazione, come ti chiami?”

“Il mio nome è Giotto il passerotto! Ma ora come farai?!”

“Spin.. spin…non lo so io amavo le mie foglie, ma forse sono stato, troppo avaro e malfidente nei confronti degli altri animali che davvero volevo essere miei amici, ora nessuno mi aiuterà, non mi resta altro che tornare alla mia tana e piangere per la mia stupidità”

“Aspetta! Io so dov’è la tana di Saltarotto, non ti preoccupare, adesso gli faremo un bello scherzo! Ci travestiremo e gli faremo prendere un bello spavento!”

E così i due si incamminarono alla tana di Saltarotto, il quale ronfava leprottamente, quando d’un tratto venne svegliato da forti rumori: SBAM, SBAT, DUM, PRAT…..”Chi è?”, chiese spaventato Saltarotto

“Sono lo spirito delle foglie di caffè”; e vide avvicinarsi una grande figura, ricoperta di paglia e terra, due occhi gialli e neri che lo guardavano minacciosamente.

“Tu mi hai portato via ingiustamente e ora, a causa della tua cattiveria sarai punito! Lancerò un incantesimo che non farà più crescere nessuna carota!”

“No, no, pietà spirito! Tutto ma le carote no! Cosa posso fare?”

“E’ semplice, riportami dove mi hai trovato e non ti succederà niente! Forza corri, non hai molto tempo”, disse lo Spirito.

Saltarotto, uscì in un batter lepre e riportò il cesto sotto il sasso a forma di rosa e scappò via! “Hai visto com’è corso via zampe levate?” disse Giotto a Ulderico.

“Io non so come ringraziarti, tu si che sei un amico, ti va di vedere la mia collezione di foglie di caffè?”; disse Ulderico

“Certamente” rispose Giotto.

Da quel giorno, Ulderico e Giotto divennero grandi amici, e non solo, Ulderico invitò tutti gli animali del bosco a vedere la sua collezione di foglie di caffè e capì che essere avari porta solo ad allontanarsi dai veri tesori della vita!

- Fiaberella
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